Venerdì 28 giugno 2013 alle ore 20 Inaugurazione del MACS - Museo
di Arte Contemporanea Sicilia al Monastero delle Benedettine di Catania, in via
Crociferi, con la mostra di Alfio Giurato. Saranno presenti: il Direttore del
MACS, Giuseppina Napoli, il curatore del
museo Alberto Agazzani e l'artista. “Il
progetto MACS – Giuseppina Napoli (Direttore MACS) - dice
è fortemente legato alle istanze tendenti alla valorizzazione dei beni
culturali del patrimonio siciliano e alla promozione dell’arte contemporanea
italiana e internazionale. La filosofia è quella di instaurare un dialogo tra
l’arte del passato e l’arte contemporanea. Il luogo che ospita il museo è un
contenitore architettonico così prezioso da essere uno dei contesti monumentali
più importanti della città di Catania e dell’intera Sicilia. È nella scelta del
Monastero delle Benedettine come sede
che c’è l’essenza stessa del MACS”. “Ogni critico d'arte o curatore – aggiunge Alberto Agazzani (Curatore d’arte MACS) – dovrebbe incentrare la propria speculazione e la propria ricerca
in una direzione espressiva e filosofica ben precisa. La mia da sempre si
svolge attorno a due concetti. Bellezza e Tradizione del nuovo. Bellezza non
intesa come un mero fattore estetico, ma come categoria etica e spirituale,
portatrice di un mistero che ci rimanda al mistero dell'empireo invocato dai
nostri antenati. La Tradizione del Nuovo, definizione solo apparentemente
ossimorica, è una caratteristica fondamentale di tutta l'arte, di tutti i
tempi, ed in particolare di quella italiana. Attraverso i secoli le forme della
realtà sono state le medesime (corpi, oggetti, paesaggi, ecc), ma sempre
trasfigurate dagli artisti in immagini sempiterne, caricate da pulsioni ed
emozioni sempre nuove. L'obiettivo che mi propongo, in sintonia con la
direzione del Macs, è proprio quello di dimostrare una serena continuità coi
secoli che ci hanno preceduto. Una grande attenzione, dunque, all'espressività,
che mai come nel nostro tempo si è arricchita di aspetti inediti, anche grazie
agli straordinari apporti della tecnologia e di eventi storici (due guerre
mondiali, il terrorismo, il crollo delle ideologie, ecc) mai vissuti in maniera
così immediatamente partecipe e documentata. Un'arte bella, da contemplare,
comprensibile da tutti sebbene misteriosa. Il Macs ospiterà opere museificate
non per i blasoni dei loro creatori, ma per il loro oggettivo valore
espressivo, etico ed estetico. Quindi grandi maestri del nostro tempo, ma anche
giovani, magari debuttanti che dal Macs possano partire nel loro viaggio.
Pittori, scultori, fotografi e videoartisti di ogni parte del mondo, accomunati
da un sapere tecnico senza tempo ma prestato a sensibilità contemporanee. […]
Il MACS nasce all'interno di uno dei
più incredibili luoghi della Sicilia e del mondo. Un monastero di clausura nel
quale da secoli si compie il mistero della contemplazione, della preghiera e
della meditazione e dove la Bellezza si manifesta come un'emendazione dello
spirito. Tutto questo, che giunge a noi da secoli e secoli di storia e
meditazione su di essa, costituisce l'impianto espressivo di base del nascente
MACS. George Bernanos, nel suo "I dialoghi delle carmelitane", fa
esclamare alla santa madre badessa, rivolgendosi all'aspirante novizia Bianca:
"Il nostro compito è di pregare, come quello di una lampada è far luce. A
nessuno verrebbe in mente di accendere una lampada per illuminarne
un'altra". Il MACS intende seguire lo stesso principio: illuminare. Su un
tempo, il nostro, reso oscuro dal relativismo e dall'afasia,
dall'indifferenza”. Protagonista dell’inaugurazione del MacS l’artista catanese
Alfio
Giurato classe 1978. Dopo essersi diplomato all’Istituto Statale d’Arte si laurea
all’ Accademia di Belle Arti della sua città nel 2005. Vive e lavora a Catania.
Di lui scrive Agazzani: “Gli
interrogativi che la sua pittura ci pone (...) rappresentano la reazione
intellettuale ai quesiti ed alle inquietudini poste da un'epoca all'inizio del
proprio collasso. Giurato si pone in questo contesto con una soluzione estrema,
non mediata da alcun compromesso e priva di qualunque protezione, consolazione,
rifugio. Una pittura che nasconde e nega il suo passato, o tenta di farlo, ma
che scopertamente non si nega il ricorso ad una drammaticità teatrale
caravaggesca, nell'utilizzo di tagli luminosi drammaticamente estremi e resi
ancora più esasperati dall'utilizzo violento di un colore mai naturalistico”.
Salvo Cifalinò