In quest’ultimo anno 2013 i casi
di femminicidio e di stupro hanno preso il sopravvento, quasi ogni giorno
sentiamo dai mezzi di informazione notizie di cronaca che riguardano i casi
citati precedentemente, molto spesso con un risvolto negativo, con l’uccisione
della compagna, della ex, della moglie o della ragazza, pochi sono i casi in
cui la vittima con tutte le sue forze cerca di salvarsi, e da quest’ultima
azione solo per essersi difesa, l’uomo, l’ex, che non accetta la fine di un
rapporto, il compagno spesso di una vita, cerca di prevaricare con tutte le sue
forze su quel corpo indifeso, già picchiato, massacrato di botte o difettato,
con qualche osso rotto, o ancor peggio estirpata violentemente la bellezza di
quella donna, sfigurata, anche con quella diabolica sostanza, che toglie il
respiro, che mangia la pelle, che non lì permetterà di specchiarsi e di vedere
il proprio volto, il proprio corpo, ma dentro solo un enorme vuoto, una non
comprensione del gesto di quell’ uomo di cui tanto si era innamorata.
Un raptus, un gesto folle,
incontrollabile che colpisce ferocemente l’ uomo, forse quell’ uomo geloso,
possessivo, che pensa di avere una proprietà esclusiva della propria donna,
intesa non di appartenenza di un sentimento che lì lega, ma di appartenenza
oggettiva, malata, irrefrenabile, che urta il suo io meschino e dominatore,
attribuendo alla donna il compito di obbedienza assoluta, solo per danneggiare
e passarsi il capriccio di manifestare quel sentimento che nutre di
frustrazione, insoddisfazione e di malessere, che lo percuote da tempo e lo
avventa sulla donna che possiede, quel sentimento di amore che è solo suo e di
nessun altro, oppure avventandosi sulla prima donna che ha mirato, che
accidentalmente si trova nel posto e nel momento sbagliato.
L’ultimo caso feroce, divulgato
ed appreso dalle notizie di cronaca in questi giorni, ha colpito una giovane
ragazzina adolescente, di soli 16 anni e tutta una vita davanti, che le è stata
strappata spietatamente e disumanamente la sua esistenza. Uccisa con 20
coltellate e poi appiccato il fuoco, su quel corpicino ancora vivo, è quello
che è stato dichiarato, dopo insistenze, dal fidanzato della vittima, sotto
interrogatorio dal pm della Procura di Rossano. Giustificando il suo gesto,
senza neanche un minimo di pentimento per la gravità compiuta, dichiarando, che
la giovane ragazza l’aveva aggredito, e lui l’ ha accoltellata, più volte, il
tutto era iniziato con la lite rivolta alle frequentazioni nel periodo in cui
avevano interrotto la relazione.
Gli amici di Fabiana raccontano
di un rapporto morboso nei confronti della ragazzina, fino ad arrivare, spesso,
il giovane fidanzato a picchiarla. La famiglia non vuole parlare, è chiusa nel
proprio dolore, la mamma della ragazza rivuole indietro sua figlia, uccisa
barbaramente ed ingiustamente.
La rabbia del Paese esplode già
nella serata del ritrovamento del cadavere carbonizzato della ragazza e del
fermo del ragazzo, la famiglia conosciuta in paese per le attività commerciali
del padre, gli abitanti di Corigliano Calabro, dichiarano: “Troppo grande
quello che ha fatto, dovrebbero ammazzarlo”. L’arcivescovo del paese,
interviene: “Mi auguro che si stronchino i toni accesi della rabbia e della
vendetta e si trovino i gesti di solidarietà, amore, perdono per non far
sentire sole le vittime di questa tragedia, gesto orribile e violento che
certamente esige una condanna precisa”.
Non sò fino a che punto si possa perdonare
per gesti ignobili, disumani come questo, uccisa atrocemente per gelosia.
Genitori, parenti, amici della vittima cercano dentro di loro di ritrovare
quell’equilibrio meditato e spezzato, che mai risanerà quell’assetto famigliare
costruito e voluto.
Il ruolo della donna nella nostra
società è molto cambiato rispetto a qualche anno fa, la sua emancipazione, la
sua indipendenza ha portato nell’uomo la non attribuzione di un assoluto
potere, ma l’alleanza di poter governare insieme. Oggi giorno la donna assume
all’ interno della società compiti, responsabilità, che molte volte scavalcano
l’ uomo, quell’ uomo costruito secondo un preciso schema regresso, che non
vuole essere comandato, solo perché è al di sotto di un capo donna, e pensa di
poter permettersi di fare e dire tutto ciò che vuole, ma non è così, è una
classificazione di un uomo sciocco, prepotente, che non ha regole, ma che le
impone agli altri, quelle regole stesse che sono tanto fondamentali per il
quieto vivere civile, che vengono scavalcate molte volte da atteggiamenti
aggressivi, disonesti, come il caso annunciato del fidanzato geloso, a cui
non rimarrà nulla, ma solo le immagini,
il pensiero dell’ orribile omicidio, gesto di follia da cui verrà sempre visto
con occhi di sfiducia, ma che adesso nell’omicida, condannato, per sempre, dal
gesto orribile commesso, questo aspetto sottile è trascurato.
Elisa Spampinato
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