giovedì 30 maggio 2013

Nostalgia del proprio Paese







Nel ‘40 e nel ‘69 molta gente italiana dalla Libia dovette lasciare in massa la loro proprietà, a causa, prima della 2° guerra mondiale, poi, del colpo di stato di Gheddafi, che riteneva il re ed il suo successore sottomessi agli Stati Uniti e alla Francia. Quest’ultimo si impossessò della Libia trasformandola in un regime di dittatura alle sue dipendenze, imponendo delle restrizioni di ogni bene,  fino a costringere la gente italiana a dover lasciare il Paese entro la data stabilita degli anni ’70. Dal ’70 la Libia celebra il “Giorno della vendetta” dal sequestro di tutti i beni e dall’espulsione di 20.000 Italiani. Una giovane ragazzina, che dovette lasciare come tanti Tripoli, Angelina Petralia, Tripolina di nascita, ritornerebbe subito nel suo Paese di origine. A Tripoli il variegarsi di etnie portava una ricchezza interiore al Paese. Le attività culturali della cattedrale  raccoglievano diversi impegni come la divulgazione di notizie, oltre al raccoglimento di culto, per non dimenticare il benvenuto di riconoscimento dato al sovrano salito al potere di tutta la comunità italiana, quest’ultima si sentiva parte essenziale della città. Ottimi, ma occasionali i rapporti di scambio con la gente locale araba, ogni comunità viveva al proprio interno. Bastava poco per divertirsi, da un motivetto cantato, ad andare al cinema ogni tanto, una vita tranquilla e semplice come gli arabi, che nel giorno del Ramadàn nessuno si cibava, ma al tramonto riprendevano allegramente la loro vita. La nostalgia di Angelina Petralia è evidente, non sò quante volte ritornerebbe nella sua patria, se non fosse per il divieto espresso ai Tripolini italiani di non rientrare in Libia. La sua stessa patria invasa dalla dittatura, e da quel potere di appropriarsi di tutti i beni altrui e di sconfinare fino ad escludere e a vietare quella aggregazione di rapporti culturali che tanto erano essenziali per la comunità.

Elisa Spampinato

Nessun commento:

Posta un commento