“In teatro ridere fa riflettere”
La parola al
cantore dei lussuosi palazzi aristocratici e dei tuguri.
Il teatro siciliano annovera al suo interno
vari scrittori più o meno famosi, ma fra questi chi ha segnato la storia del
teatro dialettale siciliano, per la sua capacità di cogliere le piccole cose
che costruiscono la vita reale e trasportarle nel teatro, è il maestro Nino
Martoglio. Tutta la sua opera è caratterizzata, oltre che dal verismo e dalla
bellezza dei paesaggi, anche da una forte contrapposizione tra ricchezza e
povertà: è il cantore dei lussuosi palazzi aristocratici e dei tuguri, dei
caffè di lusso di fine Ottocento e dei vicoli affollati.
Maestro,
quando ha iniziato a scrivere commedie?
Carissimo, io ho iniziato relativamente
presto, perché a 19 anni ho pensato bene di pubblicare alcune mie opere in un
settimanale umoristico e satirico, scritto anche in dialetto siciliano, il D’Artagnan, in cui sono state pubblicate
molte delle mie opere in seguito raccolte nella Centona. Solo dopo due anni ho avuto l’idea di mettermi a scrivere
commedie creando anche la mia compagnia teatrale, la Compagnia Drammatica Siciliana.
Cos’è
per lei la comicità?
Grazie per questa domanda. La comicità deve
far ridere, ma ricordo una frase di Pirandello, che mi disse quando abbiamo
collaborato insieme per la stesura de La
vilanza e Cappiddazzu paga tuttu:
“La comicità esiste solo in quanto esiste l’umorismo; sono legate da un unico
scopo e cioè far riflettere lo spettatore”.
Quali
sono state le opere che lei ha diretto più volentieri?
Ma guarda caro ce ne sono tante, però, oltre
alla collaborazione con Pirandello, sono rimasto molto colpito dal lavoro fatto
col mio carissimo amico Angelo Musco, di cui ho diretto, con grandissimo
piacere, San Giovanni decollato e L’aria del continente. Ho imparato molto
da lui, perché lui non recitava, ma viveva nel teatro.
Il
periodo del cinema come ha influenzato la sua attività teatrale?
Il cinema… Beh,
la mia presenza nel mondo della pellicola è durata solo due anni, quindi non ho
avuto modo di essere “contagiato”. La realtà continuo a trovarla solo nel teatro,
amico mio.
In
quale sua commedia lei si trova maggiormente?
Tutte le mie
commedie parlano di me, ma forse ce n’è una che descrive meglio le mie idee e
questa è Civitoti in pretura, una
delle commedie più corte che abbia mai scritto, ma intensa e piena di risvolti
realistici nascosti dal paradossale. In fondo cos’è il teatro se non il
paradosso della realtà?
L’ultima
domanda maestro. Chi è per lei l’attore?
Questa sì che è una bella domanda. L’attore
non è colui che recita una parte, ma colui che crea un personaggio estrapolato
dalla realtà. Diceva De Filippo: “Il teatro è lo specchio della vita”, quindi
per me l’attore è lo specchio dell’uomo.
Seby
Leonardi
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